A Roma, come è successo a me, non era raro il caso, anzi era quasi una regola che anche che l'impresa costruttrice/cooperativa non vendeva al prezzo massimo previsto dalla convenzione. Il mio caso (lo stesso vale per tutti i condomini del mio palazzo) è emblematico: nel 1991 lo stesso "notaio" (senza offesa per i notai onesti) che aveva stipulato la convenzione fra Comune di Roma ed Impresa, quando ho chiesto di allegare al mio atto di acquisto la Lista dei prezzi massimi, come previsto dalla convenzione da lui stesso stipulata qualche hanno prima, mi ha risposto che non esisteva nessuna lista e che per l'impresa garantiva lui. Se non volevo firmare l'atto , potevo farlo ma avrei perso tutta la cifra in contanti già versata (mancava solo da pagare le rate di mutuo) e l'impresa avrebbe potuto vendere ad altri! Ovviamente, turandomi il naso ho firmato, ma ho fatto causa all'impresa. Dopo 5 anni di lotta legale , anche se dopo molta insistenza, quando è cambiata l'amministrazione comunale, la famosa lista dei prezzi massimi, accuratamente tenuta nascosta dai funzinri comunali (era stata depositata nel 1989) , è venuta fuori e si è scoperto che tutti nello stesso palazzo avevamo pagato un prezzo molto più alto (considerando altri trucchi contabili applicati dall'impresa con il ricatto di non consegnare l'appartamento abbiamo, in pratica, pagato il prezzo di mercato).Purtroppo, nel frattempo l'impresa (nascosta dietro una Soc Cooperativa a r.l.) aveva venduto tutti gli appartamenti da anni ed il ridicolo capitale sociale non sarebbe neanche bastato a pagare uno dei condomini figuriamoci tutti e 99! Quindi la causa è finita in una bolla di sapone. Abbiamo anche fatto un esposto alla Procura della Repubblica ed al nuovo Sindaco di Roma nel 1995, ma dopo la fase istruttoria, il Procuratore della Repubblica è stato trasferito in un piccolo centro del nord Italia, ed il Sindaco si è guardato bene dal rispondere (vi dice niente "Mafia Capitale"?). Adesso,, con l'ultima delibera Tronca , tutti quelli che a suo tempo, come primi acquirenti, abbiamo già pagato un prezzo di mercato (e siamo in tanti poiché tutti quelli che ho incontrato hanno pagato, in nero o con trucchi omertisi come nel mio caso, un prezzo di mercato) dobbiamo ripagare allo stessi comune di Roma, che, quando doveve, non ha controllato, un "pizzo" per poter avere la possibilità di rivendere. Per inciso, tale Delibera di Tronca, non mi pare del tutto legittima, quantomeno non del tutto. Infstti, ai sensi del comma 46 dell'art 31 della legge 448/98, è consentito di trasformare il diritto di superficie in proptieta tramite una convenzione integrativa che libera da subito dal vincolo superficiali dei 99 anni e, trascorsi 20 anni e oltre dalla convenzione originaria, anche dai vincoli del prezzo massimo (questo è quello che avviene in tutti gli altri Comuni d'Italia ed avveniva anche a Roma fino a qualche mese fa in virtù di una Delibera del 2003). Adesso, invece, la Delibera Tronca (nr. 40/2016) impone un ulteriore pagamento, non inferiore al 30% di quello calcolato ai sensi del comma 48 della stessa Legge citata, per ottenere l"affrancamento dal vincolo del prezzo massimo anhhe per le convenzioni integrative di trasformazione del diritto di superficie già scadute dopo 20 anni dalla convenzione originarua. In fatti la Delibera in questione ha traviasto lo scopo del comma 49-bis della Legge citata , che secondo l'intenzione del Legislatore doveva essere un'ulteriore facilitazione per l'affrancamento ad un prezzo ridotto senza fare la trasformazione del diritto di superficir, oppure per interrompere prima dei 20 anni il vincolo del prezzo massimo, quelli del comma 46 della stessa legge, facendolo diventare un onere AGGIUNTIVO a quello della trasformazione anche i 20 anni fossero già scaduti.
Soprattutto per chi, come me, ha già pagato un prezzo di mercato all'impresa costruttrice, mi sorge il dubbio che, la situazione che si delinea è quella che rasenta una TRUFFA legalizzata compiuta, per altro, dalla Pubblica Amministrazione, o mi sbaglio?