Nicestar

Membro Attivo
Privato Cittadino
Ciao a Tutti/e

mi pare di capire che da fine Gennaio non abbiamo più aggiornamenti.

qualcuno cortesemente sa se dal 31/01 ad oggi le affrancazioni stanno andando avanti ?

Inoltre
1) Qualcuno sa se c'è stato l'incontro a porte chiuse tra la commissione e l'Avvocatura e cosa ne è scaturito?
2) Potrebbe essere che è a seguito di quell'incontro che si è di nuovo bloccato tutto?
3) Leggevo degli accordi con Risorse per Roma per le 1300 pratiche nel periodo Gennaio-Aprile (300 nel primo bimestre 2017 + 1000 nel secondo bimestre): se ne sa qualcosa? L'obbiettivo dato a Risorse per Roma parlava di 1300 conteggi e non di 1300 rogiti, è corretto? C'è una penale/sanzione se Risorse per Roma non raggiunge l'obbiettivo?
4) E le trasformazioni?
5) Qualcuno ha notizia circa le banche, che potrebbero chiedere la rinegoziazione dei mutui a fronte del minor valore degli immobili?
6) Possibile che a nessuno, dico nessuno, della stampa interessi questa vicenda?

Temo che dovremo rassegnarci a vendere le ns case a prezzo massimo di cessione. Non ho parole, siamo bloccati da quasi 20 mesi, ditemi che è un brutto sogno.

Vi ringrazio per le risposte che mi vorrete dare
Un saluto disperato

le sue domande puntualizzano molte criticità e dalla sintesi finale a cui giunge, desumo che sia a conoscenza che non vi sono state risposte positive a nessuna delle 6 di esse. Purtroppo per lei e per tutti noi le confermo che non è un sogno!
 

missHome

Membro Junior
Privato Cittadino
Scusi la mia curiosità, e se passano questi 16 mesi e le torna indietro la caparra, che fine fanno invece i soldi pagati all'agenzia immobiliare per l'intermediazione? Oppure state facendo il tutto senza agenzia?

Il venditore dovrebbe restituire anche quelle, è scritto nel preliminare. Ma punterei di più a spostare la data del rogito.
 

Marco Saladini

Membro Junior
Privato Cittadino
Salve, la tavola con lo stato delle pratiche di affrancazione presentate al Comune di Roma è stata aggiornata ieri. Sono poche decine le pratiche evase, quelle presentate sfiorano le 2.500. La tavola si scarica qui Stato di attuazione
Colgo l'occasione per rinnovare l'invito a firmare la petizione per uscire dal caos, che trovate qui Graziano Del Rio – Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti: EDILIZIA CONVENZIONATA: SEI PROPOSTE PER USCIRE DAL CAOS, per ogni firma partono sette e-mail ad altrettanti decisori chiedendo loro di attivarsi per risolvere il problema. Grazie. M.
 

fabri1963

Membro Junior
Privato Cittadino
Buonasera, qualcuno ha i dati di un notaio che ha già fatto atti di convenzione con il Comune di Roma relativi all'affrancanzione del vincolo del prezzo massimo di cessione? Grazie a chiunque.
 

luca faletti

Membro Junior
Privato Cittadino
scusate, stavo guardando la tabella on-line dello stato di attuazione, ma qualcuno riesce a spiegarmi come mai pratiche non urgenti, hanno già nella colonna canone, il corrispettivo da pagare, e altre urgenti non lo hanno?!? (poveraccio il primo...che si vede passare avanti tutti)
io oramai ci ho messo una pietra sopra, da febbraio 2016 che aspetto...
 

Super-Ale74

Membro Junior
Privato Cittadino
Buonasera a tutti. Seguo il forum fin dall'inizio, ho studiato la questione e conversato con avvocati che difendono i compratori ed altri che difendono i venditori, e conosco le loro rispettive viste più o meno "eticamente" o "legalmente" corrette.
Volevo condividere la conclusione a cui sono giunto.
Premettendo che sia compratore che venditore non sono responsabili dell'assurda situazione che si è generata, è innegabile che purtroppo proprio queste due parti devono avviare una trattativa per sistemare la situazione.
Infatti, se l'acquirente decidesse di non chiedere indietro i soldi al venditore subirebbe un danno spropositato, perché oltre ad aver pagato la sua casa con una cifra considerata ora "nulla" avrebbe anche la beffa dell'ulteriore costo dell'affrancazione.
Per contro, se l'acquirente intentasse causa al venditore richiedendo il risarcimento dell'intero valore eccedente il prezzo calmierato, e poi procedere all'affrancazione diventerebbe egli stesso speculatore poiché riceverebbe indietro una somma ingente, ben più alta del costo di affrancazione, con un immobile che tornerebbe ad avere un valore "di mercato", il venditore in questo caso, che non aveva possibilità all'epoca di affrancare, subirebbe un danno davvero eccessivo.
L'idea quindi che mi sono fatto è che la cosa più equa ed onesta per entrambe le parti, sarebbe che l'acquirente richiedesse indietro in via transattiva un cifra che sia più o meno la metà del plusvalore tra valore di cessione e valore calmierato rivalutato. Sarebbe come dire che l'incremento di valore che si ottiene con l'affrancazione verrebbe equamente diviso tra compratore e venditore. Unico problema è che il venditore sarebbe costretto a retrocedere dopo anni questo importo al compratore, per colpa non sostanzialmente sua, ma almeno eticamente le parti avrebbero diviso il valore considerato "speculativo". Il venditore, a sua volta, potrebbe "tentare" una rivalsa verso notaio (e comune in caso di possesso di nulla osta) per riavere indietro valore retrocesso all'acquirente.
Mi rimetto ai vostri commenti :) Buona giornata a tutti...
 

EmiVal

Membro Attivo
Privato Cittadino
Buonasera a tutti. Seguo il forum fin dall'inizio, ho studiato la questione e conversato con avvocati che difendono i compratori ed altri che difendono i venditori, e conosco le loro rispettive viste più o meno "eticamente" o "legalmente" corrette.
Volevo condividere la conclusione a cui sono giunto.
Premettendo che sia compratore che venditore non sono responsabili dell'assurda situazione che si è generata, è innegabile che purtroppo proprio queste due parti devono avviare una trattativa per sistemare la situazione.
Infatti, se l'acquirente decidesse di non chiedere indietro i soldi al venditore subirebbe un danno spropositato, perché oltre ad aver pagato la sua casa con una cifra considerata ora "nulla" avrebbe anche la beffa dell'ulteriore costo dell'affrancazione.
Per contro, se l'acquirente intentasse causa al venditore richiedendo il risarcimento dell'intero valore eccedente il prezzo calmierato, e poi procedere all'affrancazione diventerebbe egli stesso speculatore poiché riceverebbe indietro una somma ingente, ben più alta del costo di affrancazione, con un immobile che tornerebbe ad avere un valore "di mercato", il venditore in questo caso, che non aveva possibilità all'epoca di affrancare, subirebbe un danno davvero eccessivo.
L'idea quindi che mi sono fatto è che la cosa più equa ed onesta per entrambe le parti, sarebbe che l'acquirente richiedesse indietro in via transattiva un cifra che sia più o meno la metà del plusvalore tra valore di cessione e valore calmierato rivalutato. Sarebbe come dire che l'incremento di valore che si ottiene con l'affrancazione verrebbe equamente diviso tra compratore e venditore. Unico problema è che il venditore sarebbe costretto a retrocedere dopo anni questo importo al compratore, per colpa non sostanzialmente sua, ma almeno eticamente le parti avrebbero diviso il valore considerato "speculativo". Il venditore, a sua volta, potrebbe "tentare" una rivalsa verso notaio (e comune in caso di possesso di nulla osta) per riavere indietro valore retrocesso all'acquirente.
Mi rimetto ai vostri commenti :) Buona giornata a tutti...

Considera che conosco alcune persone che, pur essendo secondi acquirenti, hanno poi venduto a prezzo calmierato.
Queste persone difficilmente possono essere definite speculatori.

Ove possibile, l'unica strada disponibile per queste persone consiste nella causa per ripetizione dell'indebito versato.
 

Marco Saladini

Membro Junior
Privato Cittadino
Buonasera a tutti. Seguo il forum fin dall'inizio, ho studiato la questione e conversato con avvocati che difendono i compratori ed altri che difendono i venditori, e conosco le loro rispettive viste più o meno "eticamente" o "legalmente" corrette.
Volevo condividere la conclusione a cui sono giunto.
Premettendo che sia compratore che venditore non sono responsabili dell'assurda situazione che si è generata, è innegabile che purtroppo proprio queste due parti devono avviare una trattativa per sistemare la situazione.
Infatti, se l'acquirente decidesse di non chiedere indietro i soldi al venditore subirebbe un danno spropositato, perché oltre ad aver pagato la sua casa con una cifra considerata ora "nulla" avrebbe anche la beffa dell'ulteriore costo dell'affrancazione.
Per contro, se l'acquirente intentasse causa al venditore richiedendo il risarcimento dell'intero valore eccedente il prezzo calmierato, e poi procedere all'affrancazione diventerebbe egli stesso speculatore poiché riceverebbe indietro una somma ingente, ben più alta del costo di affrancazione, con un immobile che tornerebbe ad avere un valore "di mercato", il venditore in questo caso, che non aveva possibilità all'epoca di affrancare, subirebbe un danno davvero eccessivo.
L'idea quindi che mi sono fatto è che la cosa più equa ed onesta per entrambe le parti, sarebbe che l'acquirente richiedesse indietro in via transattiva un cifra che sia più o meno la metà del plusvalore tra valore di cessione e valore calmierato rivalutato. Sarebbe come dire che l'incremento di valore che si ottiene con l'affrancazione verrebbe equamente diviso tra compratore e venditore. Unico problema è che il venditore sarebbe costretto a retrocedere dopo anni questo importo al compratore, per colpa non sostanzialmente sua, ma almeno eticamente le parti avrebbero diviso il valore considerato "speculativo". Il venditore, a sua volta, potrebbe "tentare" una rivalsa verso notaio (e comune in caso di possesso di nulla osta) per riavere indietro valore retrocesso all'acquirente.
Mi rimetto ai vostri commenti :) Buona giornata a tutti...
Premetto che non sono coinvolto in alcuna trattativa del genere, in quanto primo acquirente e ancora in possesso dell'immobile. A me pare che la cosa più corretta da fare sia che chi ha venduto per primo a prezzo di mercato si faccia carico di pagare l'affrancazione a chi oggi è proprietario dell'immobile. Chiedere somme in più significherebbe solo giustificare la retroattività di un regime che di fatto è stato solo acclarato due anni fa. Tutti ma proprio tutti a Roma ritenevano che passati i cinque anni di invendibilità dell'immobile si fosse liberi di vendere e il Comune ha certificato spesso e volentieri questa prassi. Larga la foglia e stretta la via...
 

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