Forse l'inghippo sta proprio nell'atto unico. Mi sembra di ricordare che quando ho fatto una vendita di un immobile storico il notaio abbia spiegato che per l'acquisto di un immobile storico l'imposta era del 3% e quindi non era necessario richiedere le agevolazioni "prima casa" perché tanto era la stessa aliquota. Ricordo anche che il cliente non dovette prendere la residenza.
Stai facendo un po' di confusione e non capisco di che "inghippo" parli.
Ricapitolando:
Queste erano le imposte al momento del mio atto (2012):
prima casa: 3% registro +168 euro ipotecaria + 168 euro catastale
seconda casa "storico": 3% registro + 2% ipotecaria + 1% catastale
seconda casa "normale": 7% registro + 2% ipotecaria + 1% catastale
Quindi mi conveniva "prima casa" e così ho scelto.
Adesso mi hanno revocato i benefici (a causa dell'inclusione di 60 mq di muri l'appartamento da 217 è diventato 273) ma mi hanno inviato i conteggi per pagare come "seconda casa normale" (+30% di mora e + interessi) dimenticandosi che l'immobile ha il vincolo e che quindi dovrebbe pagare come "seconda casa storico" e non come "seconda casa normale".
Quindi ripeto la mia domanda:
secondo voi meglio farsi assistere da un commercialista (più pratico dell'agenzie delle entrate) o farsi assistere da un avvocato (più pratico di cavilli e sentenze)?