Che provenga da una delle due eo delle tre categorie, per procedere correttamente, occorre far convergere il cliente nell’unica ed indispensabile categoria.
Ovvero quella dei clienti che ascoltano l’agente immobiliare.
Diversamente meglio lasciare sul campo sia quel cliente che il suo prodotto.
In pasto alla concorrenza, ai ciabattini, ai brocchi, chiamateli come vi pare.
Basta restare lontani da questi pastrugni.
Senza averla in mano saldamente, non e’ possibile vendere, neppure una bottiglietta d’acqua.
Fino a quando ci saranno mediatori, che per compiacere le loro clientele favoriscono tali procedure, pratiche degradate e stravaganti, avranno sempre a proseguire.
Con tutte le loro tristi e a volte catastrofiche conseguenze.
Fatto salvo ogni pappardella, dell’etica, la chiarezza e la trasparenza nelle trattative, va’ precisato che il mediatore, muove per il compenso.
Se l’efficacia dei suoi contratti, e’ subordinata al subordine del subordine, quando incassa sto’ mediatore...?
Se uno non lavora non incassa.
Significa che e’ un Lazzarone.
Ma se uno lavora, raccoglie e fa’ accettare questa e quella proposta e poi nemmeno incassa, significa che e’ un brocco.
Neppure resta valida la soluzione della breve subordinazione.
Quando non si avvera la condizione, la fiducia del cliente, e’ perduta per sempre.
Non si incassa e si gira a vuoto.
Una volta un collega mi chiamo’ disperato per risolvergli un problema.
Aveva fatto uno di questi “trenini” felici.
Quattro vendite una collegata all’altra.
Tutte pratiche doppiamente subordinate alla vendita altrui e ai mutui.
Tra perizie dall’esito fatale, lungaggini, contrasti tra chi non voleva più comperare e chi non voleva piu’ vendere, il risultato fu’ un disastro.
Naturalmente, per questo effetto, nessun cliente voleva pagare il mediatore.
Tanto per cambiare.