@Lin0 ,
Ma quante vaccate che spari.
Eppure non sembri uno scimunito.
Evidentemente, nel spararle cosi' grosse, ti diverte apparire come tale
L'internediario, in ogni pratica che svolge, tratta centinaia di migliaia di euro.
Altro che il calzolaio o i dottorini della mutua, da venti a cento euro a prestazione.
Aldila' della condizione sospensiva, scritta eo gestita male, recuperare la provvista per comperare, resta onere a cura dell'acquirente.
Perche' le case, come le cipolle che prendi al supermercato, si comperano con i soldi e non con le chiacchiere.
La condizione sospensiva non e' una prassi dovuta.
Semmai ti e' stata concessa.
La somma lasciata come caparra, che nel tuo caso si limitava ad un deposito, tutela l'acquirente e, come ti e' stato detto, difficilmente puo' accadere che la somma possa essere riscossa, in mancanza di un titolo valido ed effettivo.
Da qui, derivano le condotte scompaginate che ci hai narrato, messe in campo dall'agente per farti "abboccare" e chiudere in qualche modo la trattativa.
Personalmente, quando un cliente per un qualsiasi motivo, non vuole piu' comperare, restituisco subito i titoli risolvendo immediatamente i contratti, senza nulla pretendere.
Anche quando, in punta di diritto, avrei tutte le ragioni per pretendere il compenso.
Proprio per evitare l'insorgere di polemiche, meschine da una parte e ritorsive dall'altra, come quelle che ci hai raccontato.
Tuttavia, si puo' comprendere, lo stato di necessità di taluni intermediari, che lavorano per un cliente da ottobre fino a marzo, senza aver visto il becco di un quattrino.
Per tutelare un cliente che probabilmente nemmeno lo meritava.
Uno che minaccia l'incasso forzoso di caparre e compensi.
Mentre l'altra minaccia sproloquio malignità e calunnie.
Tra lui e lei chi scegliere non saprei.