Premesso che non è per spirito di polemica o per vestire panni non miei che mi permetto di esprimere un mio pensiero ( che mi deriva comunque da studi in materia ) ma unicamente per spirito di chiarezza e trattandosi, questa, di una sorta di piazza pubblica, dove un pò tutti possono prendere o dare idee... credo che sia importante vagliare e valutare le varie possibilità di una situazione anche per evitare che un lettore, in futuro, possa incorrere nello stesso errore o ancora peggio convincersi che " a danno fatto " esiste una scappatoia... il discorso che tu fai è valido ( sempre secondo me ) nel momento in cui gli elementi del contratto sono univocamente predisposti, prendiamo ad esempio la vendita di un bene, la resa di un servizio oppure la prestazione professionale... sono questi casi in cui abbiamo una sorta di : " io ti questo e se lo vuoi queste sono le condizioni, prendere o lasciare " .. qui analizzando gli elementi del contratto potremmo avere quella che definiremo una clausola vessatoria... una clausola cioè che per come è posta potrebbe o porta scompenso di diritto a danno del consumatore... ma nel caso in esame, purtroppo, non ravvedo motivi che possano portare scompenso di diritto a danno del consumatore:
primo - perché si tratta di un compromesso di vendita, atto tra privati la cui natura altro non è che la forma scritta e conseguente della pattuizione ( liberamente scelta contrattata ) e degli obblighi tra le parti;
secondo - perché la condizione risolutiva ( art. 1456 C.C. ) e la condizione sospensiva ( art. 1352 C.C. ) , sono due condizioni, ( previste dal Codice Civile ) che rientrano nei c.d. elementi accidentali del contratto, ampliano nella loro espressione il contenuto dell'accordo è non possono ( pertanto ) definirsi " vessatorie " in quanto non producono uno squilibrio di diritto in danno del consumatore, ma stabiliscono solo gli effetti del contratto condizionandoli ad un evento o accadimento... per inciso esiste in diritto la sola possibilità di " nullità " di queste condizioni nel momento in cui sono contrarie alle norme imperative ( e purtroppo l'ignoranza della legge non rientra tra queste ).
In sintesi, secondo me, anche se ad una valutazione esterna e/o di parte ( intesa come parte soccombente alla condizione ) si accerta un danno di natura economica, questo non può essere visto come un torto subìto, un raggiro o una truffa, perchè il fatto scaturisce dall' inserimento di un elemento accidentale ampiamente previsto dalla giurisprudenza e rientrante nella postestà di trattativa delle parti.
Sia ben chiaro che la mia valutazione non è assolutamente una difesa dell'operato dell'Agenti Immobiliari, che se ha mancato di spiegare gli effetti della condizione risolutiva ha violato ogni regola di natura morale e personale a favore di un comportamento censurabile, dobbiamo però per dovere di giustizia prendere in considerazione anche la possibilità ( minima... sulla base dei fatti per come sono riportati ) che la condizione sia stata richiesta dal venditore ed accettata dal compratore consapevolmente... anche perchè mi sembra di aver capito che il Collega abbia già percepito il compenso, cosa che avviene nel momento in cui l'affare è concluso, per cui è naturale chiedermi :
- " perchè il compratore ha pagato se pensava che la cosa potesse non concludersi nel caso in cui il mutuo non fosse stato percepito "
- perchè non si è posto e non ha posto la domanda " ma se il mutuo non mi viene erogato cosa succede? la caparra e la mediazione mi vengono restituiti o perdo tutto ?
Fabrizio