Semplicisticamente la invito alla lettura del seguente link che illustra l'attuale sproporzione in prospettiva storica tra stipendi e valori degli immobili
immobiliare.it: Ufficio stampa
e chiudo citando Mark Twain che diceva "la storia non si ripete, ma fa rima"
Ho letto con attenzione l’articolo del link indicatomi … alcune eccezioni devo muoverle giusto per dovere di cronaca e non per spirito polemico.
Tralascio gli argomenti trattati alla fine dell’articolo ricchi di imprecisioni.
Premetto di non conoscere né la sua età (che ritengo essere giovane) né da quanto tempo è affacciato sul mercato immobiliare.
Primo elemento: “ l'attuale sproporzione in prospettiva storica tra stipendi e valori degli immobili “ purtroppo è maggiore rispetto ai dati indicati nell’articolo linkato prendendo anche in considerazione che l’articolo in questione risale a tre anni fa.
Prendo spunto dalla forbice temporale presa in esame (2001/2006) e dalla fonte (cito) “Le percentuali si ricavano da una simulazione che CorriereEconomia ha compiuto mettendo a confronto i prezzi di abitazioni tipo con stipendi tipo nel 2001 e nel 2006. I dati immobiliari sono ricavati dagli osservatori di Nomisma ; quelli degli stipendi partono dall’ultimo report sulle retribuzioni in Italia della società specializzata OD&M consulting.”
Sui dati degli stipendi non eccepisco … metto in discussione i dati immobiliari. Desunti da cosa?
a) Dai prezzi pubblicizzati? Fatto noto: da tempo immemorabile la richiesta economica non ha incrociato nello stesso punto l’offerta economica (intesa come reale esborso economico). Ovviamente per eccesso.
b) Dal corrispettivo indicato in atto? Fatto noto: non corrispondono per sproporzionato difetto al reale importo delle transazioni. Nell’arco temporale preso in esame dall’articolo (periodo pre Bersani) il prezzo indicato negli atti di compravendita è nel 90% dei casi pari al valore catastale o poco più ed è oggettivamente e realisticamente lontano dal reale corrispettivo pagato dall’acquirente, mediamente superiore da 3 a 5 volte.
Il numero delle transazioni e il loro valore, per quanto mi consta, sono stati sempre quantificati dall’attuale Agenzia del Territorio, successivamente assunti e diffusi dalle varie associazioni e categorie. Agenzia del Territorio che lavora esclusivamente su atti notarili, dati “ufficiali”, quelli economici che non possono essere specchio della realtà nel periodo in esame per i motivi di cui al precedente punto b).
La brutta notizia è che la situazione era ed è ben più grave di com’è stata esposta.
Roma - Nel 2001 il prezzo per mq di un appartamento al centro storico si attestava intorno ai 5.000 Euro mq., ora non meno del doppio circa - Quartiere Trieste/Pinciano nel 2001 circa 4.000 Euro oggi non meno di 6.900-7.500 /mq. – Via Gradoli (zona non centrale) nel 2001 circa 1800-2000/mq oggi circa il doppio.
Ora prendendo in esame i dati esposti che sono reali e di mercato e dunque a transazione effettuata (valutazioni a parte) se fai due conti è evidente la non attendibilità di quanto asserito nell’articolo.
Esempio al 2001- Appartamento a via Gradoli di 80 mq. X € 1800/mq = € 144.000
L’articolo recita “il suo esborso sarebbe infatti passato dalle 75 mensilità del 2001 …”.
Ritengo che, per applicazione di una banalissima formula matematica, le mensilità impegnate fossero più di 75 pur ammettendo una retribuzione netta (sempre nel 2001) di circa 1900 Euro … tutto però impegnato per pagare casa.
Un esempio per tutti … casa dei miei (non a Roma) comprata nel lontano 1973 pagata Lire 23.000.000 parte in contanti e parte con mutuo decennale.
Consideri che parliamo di un’epoca in cui la FIAT 600 costava poco più di Lire 600.000 ed erano circa 5 stipendi.
Lascio a lei le opportune considerazioni condividendo, perché fatto inconfutabile di cui qui tutti ritengo hanno consapevolezza, l’esistenza di un mercato viziato, bolla immobiliare, ecc., ecc.
Concludo l’intervento e la discussione, per quanto mi riguarda, affermando su dati certi che dal 1992 a oggi ho visto raramente stipulare un contratto di mutuo per l’acquisto di un’abitazione con durata inferiore ai 10/15 anni prevalentemente tutti ventennali.
Non perdiamo la memoria storica.
Il mercato immobiliare, come del resto tutti i mercati, è un “grafico” non piatto.
Serena Notte
Anna