Credo che queste formule contrattuali possano avere una certa utilità. Io le promuovo, penso, con un certo scrupolo (visto che, se tutto andrà bene, questo mese concluderemo solo il primo affare, nonostante le numerose proposte disponibili).
Credo (ma si tratta di un convincimento personale) che, nella sottoscrizione di qualsiasi contratto con il quale, a fronte di una piccola caparra, la consegna dell'immobile venga effettuata prima del rogito, il rischio maggiore sia soprattutto quello del venditore.
Dico questo perché, nella mia esperienza, alla consegna anticipata, a fronte di un pagamento minimo, si sono sovente legate complicazioni che hanno favorito l'acquirente, spesso in grado di trovare qualche cavillo legale (prevalentemente imbastito sui più o meno supposti difetti costruttivi dell'immobile).
L'acquirente, tutto sommato, se accadesse qualcosa al venditore, con i tempi processuali che caratterizzano il nostro sistema, avrebbe quanto meno modo di recuperare le somme versate sfruttando l'immobile per anni. Come già spesso si sente ed accade nel quotidiano.
Sulla qualità della contrattualistica, il discorso dello squalo e del lupo, di fronte al capro sacrificale non è che mi convinca più di tanto (già per il fatto che, come ho scritto prima, quello che sembrerebbe per tutti il capro per me potrebbe assumere le sembianze dello squalo e viceversa).
Proprio per la mancanza di uno storico convincente, come riconoscere un buon contratto da un contratto fatto male? Dal livello di contenzioso che potrebbe scaturirne? Dalla qualità delle informazioni trasmesse al cliente?
Ogni tentativo di dare valore statistico a questi elementi è piuttosto opinabile.
Definire poi il notaio come il Ponzio Pilato della situazione, inetto nella conoscenza del diritto tanto da non essere in grado di comporre un buon contratto... rispetto alla capacità, per altro tutta da dimostrare, di un paio di legali che affianchino i loro clienti nella tutela delle rispettive posizioni (l'esperienza mi insegna che questo approccio conduce quasi sempre ad un'ottima tutela individuale ma anche al naufragio di molti plausibili accordi... ) non si adatta a quella che è la mia quotidianità lavorativa: con l'aiuto di un buon notaio, magari caratterizzato da un approccio più commerciale e meno fariseo, è possibile costruire ottimi accordi ed ottimi contratti.
Tra l'altro la trattativa che abbiamo in piedi vede, da una parte, un acquirente che si rifà ad una delle maggiori fondazioni della Romagna (con staff di legali che farebbe venire il giramento di capo a molti gruppi immobiliari strutturati). Ebbene gli avvocati si sono presi la briga di verificare solo la formulazione degli accordi di base lasciando al notaio il compito di redazione del contratto.
Credo, come ho puntualizzato all'inizio, che questa tipologia di contratti sia uno strumento potenzialmente utile ma che, se spiegato correttamente al cliente, si possa adattare solo a casistiche piuttosto limitate, non potendo rappresentare la soluzione ai mali del mondo immobiliare, né la panacea in grado di smaltire il grosso dell'invenduto dei costruttori.
Credo anche che, lo si decida di utilizzare o meno, sia importante impratichirsi della materia, se non altro per abbattere i troppi stereotipi che cominciano ad emergere in modo inquietante.
Credo (ma si tratta di un convincimento personale) che, nella sottoscrizione di qualsiasi contratto con il quale, a fronte di una piccola caparra, la consegna dell'immobile venga effettuata prima del rogito, il rischio maggiore sia soprattutto quello del venditore.
Dico questo perché, nella mia esperienza, alla consegna anticipata, a fronte di un pagamento minimo, si sono sovente legate complicazioni che hanno favorito l'acquirente, spesso in grado di trovare qualche cavillo legale (prevalentemente imbastito sui più o meno supposti difetti costruttivi dell'immobile).
L'acquirente, tutto sommato, se accadesse qualcosa al venditore, con i tempi processuali che caratterizzano il nostro sistema, avrebbe quanto meno modo di recuperare le somme versate sfruttando l'immobile per anni. Come già spesso si sente ed accade nel quotidiano.
Sulla qualità della contrattualistica, il discorso dello squalo e del lupo, di fronte al capro sacrificale non è che mi convinca più di tanto (già per il fatto che, come ho scritto prima, quello che sembrerebbe per tutti il capro per me potrebbe assumere le sembianze dello squalo e viceversa).
Proprio per la mancanza di uno storico convincente, come riconoscere un buon contratto da un contratto fatto male? Dal livello di contenzioso che potrebbe scaturirne? Dalla qualità delle informazioni trasmesse al cliente?
Ogni tentativo di dare valore statistico a questi elementi è piuttosto opinabile.
Definire poi il notaio come il Ponzio Pilato della situazione, inetto nella conoscenza del diritto tanto da non essere in grado di comporre un buon contratto... rispetto alla capacità, per altro tutta da dimostrare, di un paio di legali che affianchino i loro clienti nella tutela delle rispettive posizioni (l'esperienza mi insegna che questo approccio conduce quasi sempre ad un'ottima tutela individuale ma anche al naufragio di molti plausibili accordi... ) non si adatta a quella che è la mia quotidianità lavorativa: con l'aiuto di un buon notaio, magari caratterizzato da un approccio più commerciale e meno fariseo, è possibile costruire ottimi accordi ed ottimi contratti.
Tra l'altro la trattativa che abbiamo in piedi vede, da una parte, un acquirente che si rifà ad una delle maggiori fondazioni della Romagna (con staff di legali che farebbe venire il giramento di capo a molti gruppi immobiliari strutturati). Ebbene gli avvocati si sono presi la briga di verificare solo la formulazione degli accordi di base lasciando al notaio il compito di redazione del contratto.
Credo, come ho puntualizzato all'inizio, che questa tipologia di contratti sia uno strumento potenzialmente utile ma che, se spiegato correttamente al cliente, si possa adattare solo a casistiche piuttosto limitate, non potendo rappresentare la soluzione ai mali del mondo immobiliare, né la panacea in grado di smaltire il grosso dell'invenduto dei costruttori.
Credo anche che, lo si decida di utilizzare o meno, sia importante impratichirsi della materia, se non altro per abbattere i troppi stereotipi che cominciano ad emergere in modo inquietante.