Diego Antonello

Membro Attivo
Agente Immobiliare
Art. 1385 Caparra confirmatoria

Se al momento della conclusione (1326) del contratto una parte dà all'altra, a titolo di caparra, una somma di danaro o una quantità di altre cose fungibili, la caparra, in caso di adempimento, deve essere restituita o imputata alla prestazione dovuta (1194).

Se la parte che ha dato la caparra è inadempiente (1218), l'altra può recedere dal contratto, ritenendo la caparra; se inadempiente è invece la parte che l'ha ricevuta, l'altra può recedere dal contratto ed esigere il doppio della caparra (1386,1826; att. 164).

Se però la parte che non è inadempiente preferisce domandare l'esecuzione o la risoluzione (1453 e seguenti) del contratto, il risarcimento del danno è regolato dalle norme generali (1223 e seguenti; att. 164).

Art. 1453 Risolubilità del contratto per inadempimento

Nei contratti con prestazioni corrispettive, quando uno dei contraenti non adempie le sue obbligazioni, l'altro può a sua scelta chiedere l'adempimento o la risoluzione del contratto (1878, 1976, 2652), salvo, in ogni caso, il risarcimento del danno (1223 e seguenti).

La risoluzione può essere domandata anche quando il giudizio è stato promosso per ottenere l'adempimento; ma non può più chiedersi l'adempimento quando è stata domandata la risoluzione.

Dalla data della domanda (Cod. Proc. Civ. 163) di risoluzione l'inadempiente non può più adempiere la propria obbligazione.
una cosa è la caparra (persa o restituito il doppio), una cosa sono i danni (tipo le spese sostenute, quindi anche le provvigioni), una cosa è la rescissione del contratto e un'altra cosa ancora è l'esecuzione specifica......sta poi all'attore (tu) insieme al proprio avvocato vedere come orientarsi...
 

icentouno

Membro Junior
In realtà le provvigioni me le avevano messe al 4% e quando io ho protestato mi hanno detto:" Non siamo mica tecnocasa!, noi siamo .... con noi avrà un servizio impeccabile!"
E pensare che con tecnocasa mi sono sempre trovato benissimo!!!
Comunque penso che il 4% di commissioni se lo possano sognare, in ogni caso mi fa sorridere pensare che pensando di poter chiedere il doppio + i danni, in coscienza ho chiesto i riavere solo il mio pensando di essere generoso ed invece stavo già chiedendo tanto..
Grazie di tutto, mi state aprendo uno spiraglio di luce in un cielo di cartone.
 

Diego Antonello

Membro Attivo
Agente Immobiliare
si cerca di aiutare.....;)
ps. quindi, se ho capito bene, dopo aver ricevuto il bonifico hai chiesto 20.000? beh...comunque le avresti fatto uno sconto...........10.000 come residuo restituzione caparra + 13.440 (4% su 280.000 + IVA 20%).......3.500€ di sconto non è male...:risata:
 

gcaval

Membro Attivo
Professionista
La vedo dura, in quanto il compromesso e' un rapporto tra veditore e compratore e invece la mediazione e' un rapporto tra compratore (venditore) e mediatore, che e' gia' giunto a conclusione alla firma del compromesso e non puo' essere ritirato in ballo per cambiare uno degli attori, a meno che non venga espressamente indicato anche in esso, tramite una scrittura che imputa la corresponsione della provvigione della parte non inadempiente a quella inadempiente... forse dicevi una clausola del genere? Mi sa che l'AI non l'accetterebbe mai.

Il fatto che il contratto sia tra le parti, non impedisce di scrivere che le parti si impegnano a pagare la provvigione dell'altra in caso di propria inadempienza, ovviamente con il benestare dell'AI. Cosa cambia per l'AI? L'AI ha diritto sempre alla stessa doppia provvigione, ma la va a prendere dalla parte inadempiente. Secondo me sarebbe anche un ulteriore vincolo, più forte, al ripensamento dei soliti furbetti.

Ha ragione icentouno: "io sono entrato li dentro per comprare una casa"... "non per avere rogne che non ho procurato io", aggiungo io.
 

icentouno

Membro Junior
Per chiarire la situazione:
- Io dovrei alla agenzia circa 13.000
- Ho pagato 400 e rotti per la registrazione della proposta di acquisto
- la sig.ra mi ha restituito i miei 10.000 subito, per cercare di dimostrare la sua buona fede nel ripensamento

- Io ho detto alla sig.ra (a mezzo di lettera avvocati, che evidentemente non avevano chiarissimo il concetto del doppio): "Mi dovresti ancora 20.000, ma se mi paghi le spese (circa 13.500) entro 15 gg ti abbuono il resto".

- Posso fare una domanda?
Qualcuno è mai andato sino al giudice per cause del genere e può raccontare come è finita?

Nel mio settore se uno mette una firma, questo vale poco o niente se non si riesce a dimostrare che quella firma è stata messa in condizioni di reale comprensione di ciò che stava facendo; se un mio "cliente" mi citasse per una cosa simile a quella che è successa a me il giudice mi farebbe nero (fatti realmente accaduti, non a me, ma a colleghi). E' chiaro che i clienti che firmano questi moduli pre-stampati non sono in grado di coglierne le sfumature, ed è altrettanto chiaro che esiste una grossa discrepanza fra il cliente, che compra casa una-due volte nella vita e chi ne vende tante ed ha ricevuto una formazione specifica nel settore.
In questo caso il ravvedimento della venditrice è palesemente legato al fatto che non voleva vendere a quel prezzo, ma che sull'onda dell'emotività ha accettato, un pò con il fiato sul collo.
Siete così sicuri che un giudice applicherebbe in maniera così rigorosa gli articoli della legge di cui si sta parlando?
Qui non stiamo parlando di due (o tre) parti ugualmente consapevoli di cosa stavano facendo, ma di un professionista e due sprovveduti. Credo che un giudice per partito preso tutelerebbe la parte debole, a meno di una chiara evidenza di malfede.
Vedo che la discussione va avanti e vi terrò aggiornati, ma volevo farvi questa domanda da persona non esperta del settore.
Grazie del costante apporto di preziose informazioni.
 

Wile

Membro Attivo
Privato Cittadino
Per chiarire la situazione:
- Io dovrei alla agenzia circa 13.000
- Ho pagato 400 e rotti per la registrazione della proposta di acquisto
- la sig.ra mi ha restituito i miei 10.000 subito, per cercare di dimostrare la sua buona fede nel ripensamento

- Io ho detto alla sig.ra (a mezzo di lettera avvocati, che evidentemente non avevano chiarissimo il concetto del doppio): "Mi dovresti ancora 20.000, ma se mi paghi le spese (circa 13.500) entro 15 gg ti abbuono il resto".

E gli avvocati non ti hanno detto che quella non era la caparra che ti doveva (solo 10.000)?:shock::shock::shock:
Annamo bene...:disappunto: Dove la trovano la laurea, nelle patatine??? Questo lo insegnano nell'ora di diritto alle superiori...

Nel mio settore se uno mette una firma, questo vale poco o niente se non si riesce a dimostrare che quella firma è stata messa in condizioni di reale comprensione di ciò che stava facendo; se un mio "cliente" mi citasse per una cosa simile a quella che è successa a me il giudice mi farebbe nero (fatti realmente accaduti, non a me, ma a colleghi). E' chiaro che i clienti che firmano questi moduli pre-stampati non sono in grado di coglierne le sfumature, ed è altrettanto chiaro che esiste una grossa discrepanza fra il cliente, che compra casa una-due volte nella vita e chi ne vende tante ed ha ricevuto una formazione specifica nel settore.
In questo caso il ravvedimento della venditrice è palesemente legato al fatto che non voleva vendere a quel prezzo, ma che sull'onda dell'emotività ha accettato, un pò con il fiato sul collo.
Siete così sicuri che un giudice applicherebbe in maniera così rigorosa gli articoli della legge di cui si sta parlando?
Qui non stiamo parlando di due (o tre) parti ugualmente consapevoli di cosa stavano facendo, ma di un professionista e due sprovveduti. Credo che un giudice per partito preso tutelerebbe la parte debole, a meno di una chiara evidenza di malfede.
Vedo che la discussione va avanti e vi terrò aggiornati, ma volevo farvi questa domanda da persona non esperta del settore.
Grazie del costante apporto di preziose informazioni.

Scusa, ma in quale settore sei, quello della sanita' mentale?:risata:
Scherzi a parte, per la legge italiana la firma su un contratto e' una cosa SERIA, non un "mi sentivo di farla, ma ci ho ripensato", non e' una vendita per corrispondenza o su "ibei" o un piazzista di enciclopedie porta a porta. In definitiva non si applica la legge a tutela dei "consumatori" perche' non si tratta di un bene di "consumo". E' un contratto immobiliare, caspita, non l'aspirapolvere della folletto venduto alla suocera al prezzo di una utilitaria. Si guarda, si controlla e se non ce la si sente si chiede parere a un consulente o chi ha la nostra fiducia. Ogni gesto avventato purtroppo si paga nella vita.
Tranne nel caso delle televendite...:D Ma anche li' lo sbattimento per ottenere il risarcimento te lo regalo tutto.

Il giudice difenderebbe la parte piu' debole... e chi e', chi si vede a pagare 13.500 euro per un ripensamento stizzosetto di un altro chi si tiene la casa e se la rivende magari a un prezzo maggiore dopo aver impagliato l'acquirente che ha fatto tutto per fare una trattativa onesta? Di sicuro non l'AI, che in tutto questo si cucca un bel 25k e ciao a tutti...
 

gcaval

Membro Attivo
Professionista
per la legge italiana la firma su un contratto e' una cosa SERIA, non un "mi sentivo di farla, ma ci ho ripensato"

Su questo sono d'accordissimo. Aggiungo che bisognerebbe ritornare anche alla "cultura della parola data", non nel senso di sostituirla alla firma (ci mancherebbe), ma con l'intento di far sì che le persone siano consapevoli, convinte e responsabili di ciò che fanno, in modo tale che non si cambi idea ad ogni batter di ciglia e si rispetti l'impegno preso.

Io sono stato educato al rispetto della parola data. E' una questione di onore e dignità. Vedo sempre più spesso che per pochi miseri euro la gente è pronta a cambiare idea, si rimangia la parola data, e, come in questo caso, se ne infischia anche di una firma (importante) su un contratto. Tutto è sempre molto superficiale.

Io ne sono convinto: certi atteggiamenti sono un fatto culturale, cattive abitudini ben radicate. "Verba volant, scripta manent", verissimo, ma bisognerebbe riscoprire il senso dell'onorabilità, del rispetto di sé stessi e degli altri che una volta esistevano nella nostra società. Tutto invece è solo legato al business, e in nome di questo, si può calpestare tutto il resto.

So di essere uscito fuori tema, anche se questo concetto è alla base di tutto.


Qui non stiamo parlando di due (o tre) parti ugualmente consapevoli di cosa stavano facendo, ma di un professionista e due sprovveduti.

Il confine tra il "disonesto di professione" e chi cerca di sfruttare ogni più piccolo cavillo per "fregare" l'altra parte è sempre più sottile, e questo prescinde dall'essere l'AI o il cliente. Non è detto che la persona meno competente del settore sia la "meno furba". Proprio in questi giorni ho una grossa bega con un'acquirente, una signora certamente non addetta ai lavori, ma che quanto a furbizia, non è seconda a nessuno!
Malgrado i contratti, a me non piace imporre niente, e cerco comunque di andare incontro alle esigenze dell'altra parte. Ad un certo punto, però, capisci quando le persone ci stanno "marciando"... e non è una bella sensazione, perché ti tirano fuori una "cattiveria" che senti non appartenerti. E' anche per questo che servono certe clausole, secondo me: devo avere la legge a favore, poi sono disposto a venirti incontro, ma se fai il furbo, procedo per ottenere i miei diritti.
 

studiopci

Membro Storico
Su questo sono d'accordissimo. Aggiungo che bisognerebbe ritornare anche alla "cultura della parola data", non nel senso di sostituirla alla firma (ci mancherebbe), ma con l'intento di far sì che le persone siano consapevoli, convinte e responsabili di ciò che fanno, in modo tale che non si cambi idea ad ogni batter di ciglia e si rispetti l'impegno preso.

Parola data :risata::risata::risata::risata::risata:
le persone siano consapevoli, convinte e responsabili di ciò che fanno, :risata::risata::risata::risata:
Tutto invece è solo legato al business, e in nome di questo, si può calpestare tutto il resto.
Esatto... una volta esisteva il " galantuomo " figura oggi estinta ( non se ne hanno notizie da decenni ) e termine cancellato dal vocabolario.


Il confine tra il "disonesto di professione" e chi cerca di sfruttare ogni più piccolo cavillo per "fregare" l'altra parte è sempre più sottile, e questo prescinde dall'essere l'AI o il cliente.
Questo perchè in Italia ( culla di civiltà e patria del Diritto ) le leggi vengono usate come armi di ricatto e gli avvocati come duellanti, non è per ottenere il riconoscimento dei tuoi diritti che minacci di citare una persona in giudizio, ma per indurla ad aspettare i tuoi comodi che lo fai . Fabrizio
 

gcaval

Membro Attivo
Professionista
Dò per scontato che siano risate amare... :stretta_di_mano:

Se ci fosse un'altra cultura, ci sarebbe un mondo diverso, a prescindere dai cavilli burocratici e legislativi. Sono d'accordissimo con te, le leggi vengono usate come armi di ricatto. Il buon senso è morto da un bel po' di tempo...
Peccato che ci si accorga di questo solo quando si è già in caduta libera dal precipizio...
 

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