P

PROGETTO_CASA

Ospite
No, tu riduci tutto a un modello matematico. La scomparsa dei franchisee rientra in un modello antropologico, invece. E' selezione darwiniana, in certi settori siamo all'homo erectus. Non va bene per vendere case.

Una volta che il discorso diventava interessante tu scompari
 

Mil

Membro Senior
Ricordi cosa si diceva nel 2004 e cioè che la gente non arrivava a fine mese, oggi si ricordano quegli anni come quelli del benessere. Non riusciamo ad essere coerenti neppure volendo.
Infatti non lo erano affatto, gli anni del benessere. Era già evidente che si prospettava il disastro, l'economia del terziario del nulla mentre gli altri settori si volatilizzavano.
C'era il credito facile, però. Quindi il benessere non era reale, ma virtuale, la coppiettina che si indebitava per 45 anni investendo 300-350k per un normalissimo appartamento come se fossero caramelline la trovavi sempre. E per l'Italia queste quotazioni sono out.
Oggi si crede di poter rinnescare quel trend, dimenticando che anche il popolo bue alla fine impara, acquisisce sensatezza. Le mazzate degli istituti di credito e la scoperta che non sono la fata turchina hanno spinto le persone in generale a consumi proporzionati al reddito. Ecco perchè c'è l'abisso tra costo dei beni e salari ed ecco perchè l'economia è in un girone dantesco ma non lo vogliamo ammettere. La crisi del 2008 ha semplicemente evidenziato una stortura di sistema già preesistente. Ed accellerato la fine.
 

eldic

Membro Storico
Privato Cittadino
perdonatemi la solita ovvietà, ma roma/milano/napoli/torino/un altro paio di grandi città a scelta senz'altro "cubano" parecchio sul mercato, ma non sono le uniche realtà.

ci sono altre realtà dove il nuovo si vende a 1500/1800 euro al metro quadro: cifra che è difficilmente comprimibile, dati i costi e gli oneri.
siamo assai vicini al livello dove "non c'è margine di impresa" e i costruttori non costruiscono.
rimane ovviamente il mercato dell'usato, che - potenzialmente puo' "sbracare", nel momento in cui si entra nell'ordine di idee che la casa è un bene di consumo e non di investimento (in termini di guadagno in conto capitale e non di flussi reddituali che è in grado di generare).
la domanda è se i proprietari dell'usato sono disposti a sbracare oppure no.
in caso la risposta sia "si" la domanda è "di quanto"?
se il mio ormai ex inquilino non mi ha detto frottole (potrebbe, eh!) è riuscito a comprare una casa valutata 130.000 euro a 55.000.
 

Mil

Membro Senior
perdonatemi la solita ovvietà, ma roma/milano/napoli/torino/un altro paio di grandi città a scelta senz'altro "cubano" parecchio sul mercato, ma non sono le uniche realtà.

infatti non lo sono, anzi sono le illusioni che lo fossero che stanno portando alla catastrofe decine di migliaia investitori.

ci sono altre realtà dove il nuovo si vende a 1500/1800 euro al metro quadro: cifra che è difficilmente comprimibile, dati i costi e gli oneri.
siamo assai vicini al livello dove "non c'è margine di impresa" e i costruttori non costruiscono.
sì, però a costo di danneggiarmi da solo vorrei invitare a riflettere. Per quale ragione l'edilizia non dovrebbe subire le normali condizioni sfavorevoli che investono centinaia di altre attività? Ammesso e non concesso che davvero non ci sia, la possibilità concreta di ridurre i margini di guadagno, cosa c'è di strano nell'invenduto? A me pare che non ci si renda assolutamente conto che con queste problematiche hanno a che fare centinaia di aziende, che però non pretendono di mantenere il costo a x quando il mercato chiede y. O studi il sistema di abbassare il prezzo (delocalizzi, inventi qualcosa di nuovo etc.) oppure chiudi, non ci sono molte alternative. Casomai c'è da riflettere su come tutto questo stia facendo saltare i meccanismi di base del sistema, però non è stabilendo che un certo prezzo è equo che si può davvero pensare che qualcuno comprerà. Quando sei una nazione che ha abbracciato l'iperliberismo questi discorsi non hanno più assolutamente senso.
rimane ovviamente il mercato dell'usato, che - potenzialmente puo' "sbracare", nel momento in cui si entra nell'ordine di idee che la casa è un bene di consumo e non di investimento (in termini di guadagno in conto capitale e non di flussi reddituali che è in grado di generare).
la domanda è se i proprietari dell'usato sono disposti a sbracare oppure no.
in caso la risposta sia "si" la domanda è "di quanto"?
se il mio ormai ex inquilino non mi ha detto frottole (potrebbe, eh!) è riuscito a comprare una casa valutata 130.000 euro a 55.000.
Ma cosa vuol dire "sbracare"?quello che è successo in Italia è che dal 2001 è iniziata una rivalutazione degli immobili che non aveva nessun collegamento con la realtà, in crisi in verità dagli anni '90. Quando la crescita è un fuoco di paglia basato sull'indebitamento esponenziale tutto quello che si crea è un semplice castello, ma è tutto finto. Quindi "sbraca" il costruttore che ahimè sbagliando avesse davvero fronteggiato delle spese vive, ma tutti gli altri immobili fanno semplicemente i conti con il mercato, quello vero.
 
P

PROGETTO_CASA

Ospite
diciamo che io vedo il forum come la trasposizione virtuale della realtà. Per altri forse è la visione utopistica, ma non ho capito allora che senso abbia discutere.

Sbagli perché la pensiamo nella stessa maniere tranne che per me quella di oggi sia la medicina mentre tu la ritieni il principio della fine. In pratica sono io che penso che la gente impara dall'esperienza mentre tu la consideri parco buoi.
 
P

PROGETTO_CASA

Ospite
infatti non lo sono, anzi sono le illusioni che lo fossero che stanno portando alla catastrofe decine di migliaia investitori.


sì, però a costo di danneggiarmi da solo vorrei invitare a riflettere. Per quale ragione l'edilizia non dovrebbe subire le normali condizioni sfavorevoli che investono centinaia di altre attività? Ammesso e non concesso che davvero non ci sia, la possibilità concreta di ridurre i margini di guadagno, cosa c'è di strano nell'invenduto? A me pare che non ci si renda assolutamente conto che con queste problematiche hanno a che fare centinaia di aziende, che però non pretendono di mantenere il costo a x quando il mercato chiede y. O studi il sistema di abbassare il prezzo (delocalizzi, inventi qualcosa di nuovo etc.) oppure chiudi, non ci sono molte alternative. Casomai c'è da riflettere su come tutto questo stia facendo saltare i meccanismi di base del sistema, però non è stabilendo che un certo prezzo è equo che si può davvero pensare che qualcuno comprerà. Quando sei una nazione che ha abbracciato l'iperliberismo questi discorsi non hanno più assolutamente senso.

Ma cosa vuol dire "sbracare"?quello che è successo in Italia è che dal 2001 è iniziata una rivalutazione degli immobili che non aveva nessun collegamento con la realtà, in crisi in verità dagli anni '90. Quando la crescita è un fuoco di paglia basato sull'indebitamento esponenziale tutto quello che si crea è un semplice castello, ma è tutto finto. Quindi "sbraca" il costruttore che ahimè sbagliando avesse davvero fronteggiato delle spese vive, ma tutti gli altri immobili fanno semplicemente i conti con il mercato, quello vero.

Dai Mil adesso non esagerare con la storia della bolla decennio scorso, oggi i prezzi di vendita reali sono inferiori al 2003 quindi mi sembra che questo settore abbia pagato ben oltre molti altri settori sia in termini di fatturati che posti di lavoro.
 

eldic

Membro Storico
Privato Cittadino
pensavo di essere stato abbastanza chiaro, evidentemente non è così.
sul nuovo ci sono dei "limiti di incomprimibilità fisiologici".
se il prezzo di realizzo non copre materia prima/stipendi/oneri finanziari/rischio di impresa/costi amministrativi (e questi ultimi pesano mica poco)... è semplice: non si costruisce.
non è che stia facendo una gran scoperta, eh. pasta alzare gli occhi in alto e contare il numero di gru che si vedono in giro..

quale è il limite fisiologico? secondo me è quello che ho indicato; per scendere significa trovare zone con oneri di urbanizzazioni più bassi (che si hanno in zone in cui nessuno vuole andare a vivere) o scendendo di livello qualitativo (cosa difficile se il comune pretende - giustamente - una classe energetica minima).

sinceramente non mi è chiaro cosa intendi con "delocalizzare".
se vuol dire che il costruttore, per campare, deve andare a costruire in Brasile, ok, non dico nulla; può essere una strada.
se delocalizzare vuol dire "farsi fare i moduli prefabbricati in cina", mah... ho qualche dubbio.

sullo sbrago dell'usato... beh, mi sembra di aver postato un esempio abbastanza esemplificativo: ovviamente se è vero.
 
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CheCasa!

Moderatore
Membro dello Staff
Agente Immobiliare
Nella mia realtà esiste una situazione paradossale.
I costruttori non partono con nuove realizzazioni ma esiste una quantità di richieste d'acquisto degna di interesse per determinate tipologie nuove, praticamente irreperibili sul mercato dell'invenduto.

Infatti, visto che molte transazioni sono di trasformazione
(proprietari che cambiano casa) mi trovo spesso di
fronte alla necessità di clienti che vorrebbero appartamenti su un unico
livello con doppi servizi ed almeno due matrimoniali. Questa tipologia
è irrintracciabile nella mia realtà, se si escludono i sottotetti o le costruzioni più vecchie di 15 anni.

Perciò molti clienti, pur di trovare l'appartamento dotato di questi
requisiti, risultano disponibili ad una spesa di circa 2.000 euro al mq (considerate che a Morciano di Romagna, i prezzi non sono mai andati oltre i 2.100/2.200 euro al mq).
 

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