La correzione catastale di norma si pretende prima dell'atto: a me risulta che invece il Notaio, almeno dalla mia esperienza, esiga che sia tutto regolare prima di rogitare...
La rettifica in catasto potrebbe non essere accettata dal catasto stesso...
Non nego che sarebbe logico. Credo che succedano però entrambe le cose: e dipendano dalle situazioni.
Certamente oggi, con la pretesa conformità ( e metto in ordine, col titolo, la urbanistica, e la catastale), credo ci sia più rigidità. Ma mi riferivo mentalmente a certe risultanza catastali assurde, specie su quote di BCC, dove si trovano vere e proprie assurdità, generate da sovrapposizioni di volture per cui si perdono o si moltiplicano le rispettive quote, resuscitano vecchi proprietari che avevano in precedenza alienato il bene o erano defunti.
E gli atti si sono sempre fatti: e nell’occasione si è innescata una azione per rimettere in ordine il catasto.
Adesso aggiungo la mia opinione: se il catasto ha solo fini fiscali, non dovrebbe condizionare gli atti traslativi. Se invece lo si vuole portare al medesimo livello del titolo di proprietà, tanto vale ipotizzare di farlo diventare probante (e forse sarebbe anche una buona cosa)
Se non erro, mi sembra che il catasto tavolare delle province ex austro-ungariche, abbia proprio questa caratteristica.
P.s. : se ho capito il tuo intervento mi sembra che ci sia un “invece” di troppo