Salve a tutti, ho letto che è stato approvato in Senato l’emendamento (del M5s) al decreto legge Fiscale che “pone rimedio” per usare parole della consigliera regionale Roberta Lombardi, ai contenziosi tra privati in merito al prezzo di compravendita delle case realizzate in regime di edilizia agevolata, pagando praticamente l’affrancazione….
Personalmente ho una trattativa di vendita di un immobile sottoposto alla 167 del quale detengo solamente il diritto superficiario e sul quale ho perso tutte le speranze di concretizzare la compravendita. L’appartamento l’ho acquistato nel 1984.
L’acquirente mi ha fatto una proposta che potrebbe essere risolutiva, ma potrebbe avere anche delle problematiche con serie conseguenze. Praticamente si è offerta di pagare lei l’affrancazione a patto che io gliela scali dal prezzo di vendita. Questo perché ha fretta di rogitare in quanto ha venduto un anno fa il suo appartamento (prima casa) ed ora ne dovrebbe acquistare un altro altrimenti perderebbe l’importo che il notaio si è trattenuto (a garanzia) dalla vendita della precedente sua prima casa… ora vorrebbe acquistare la mia. Ci siamo accordati su tutto, compreso il prezzo…
Mi propone questo tipo di scrittura che verrà sia registrata che trascritta dal notaio entro i 20 giorni canonici:
“5. La vendita avverrà a corpo e non a misura al prezzo che di comune accordo si stabilisce in euro 330.000,00 il proprietario si impegna a provvedere all’affrancazione prima del rogito.
Visto però che a Roma, dal momento della richiesta di affrancazione al Comune possono passare anche due anni per ottenere la risposta e liberare l’immobile, La parte acquirente, che ha la necessità di effettuare l’acquisto prima di marzo 2019, richiede di provvedere essa stessa all’affrancazione, a proprie spese con tranquillità dopo il perfezionamento del rogito. Il costo di affrancazione viene stimato concordemente dalle parti pari ad euro 30.000,00 (Trentamila/00, 27.000,00 affrancazione e 3.000,00 notaio), qualora il costo effettivo di affrancazione dovesse successivamente discostarsi dal valore stimato, l’eventuale differenza in aumento rimarrebbe a totale carico della parte acquirente.
La presente compravendita dell’immobile, dunque, viene concordata e regolata “per patto espresso” ad euro 300.000,00
La parte promissaria acquirente contestualmente al presente atto dichiara di non voler avvalersi della ripetizione dell’indebito e di provvedere lei stessa ad affrancare a suo personale e totale costo prima di rivendere nel caso sussistano ancora tali disposizioni in materia.
Dichiara di essere edotta e ben conoscere il prezzo di massima cessione attuale (127.000/00 euro) al quale questa tipologia di immobile dovrebbe sottostare essendo un acquisto in convenzione di superficie 99 + 99 anni, legge 167/1962
6. La parte promissaria acquirente si impegna a pagare alla parte promittente venditrice nei modi e nei termini seguenti:
quanto a € 5.000.00 (Cinquemila/00) vengono corrisposte dalla parte promissaria acquirente a mezzo assegno ……………………………………………………….., contestualmente alla sottoscrizione del presente atto e che la parte promittente venditrice ritira a titolo di caparra penitenziale rilasciandone ricevuta;
quanto a € 295.000.00 (Duecentonovantacinquemila/00) in 2 assegni circolari a titolo di saldo contestualmente alla sottoscrizione del rogito notarile relativo al definitivo trasferimento del bene immobile che la parte promittente venditrice ritirerà a titolo di saldo prezzo, entro la data del 28.02.2019; dei suddetti due assegni circolari, uno sarà riveniente dalla vendita della precedente prima casa della Signora ………………… e attualmente bloccato presso lo studio del notaio …………………………………..……e l’altro a saldo.”
….vorrei portarla al vaglio del notaio, ma nello stesso tempo vorrei chiedervi che ne pensate della fattibilità di una compravendita concepita in questo modo. Secondo voi presenta dei rischi?