Mi pare che sia inutile continuare a discutere, bisogna unirsi e battersi per ristabilire il rispetto dei propri diritti.
La questione normativa è stata ampiamente analizzata, sviscerata e chiarita da
@Santi60, che ha anche prodotto un dettagliato documento in tal senso.
Per chiarire definitivamente, al di là del movente (confusione o malafede?), tutto nasce dall'interpretazione stravagante e irricevibile che il comune ha dato della sentenza in oggetto.
Interpretazione tradotta in modo improbabile nella delibera 40/2016, che rende inutili i risibili proclami in base ai quali dovremmo gioire perché hanno iniziato a lavorare le pratiche di affrancazione.
La sentenza, infatti, sostiene che, in mancanza di una convenzione ad hoc, il vincolo di prezzo imposto segue il bene nel suo ciclo di vita, distinguendo peraltro, esplicitamente, tra convenzioni ex legge 865/71 e convenzioni ex legge 10/77.
Ora, ne deriva, in modo ovvio e incontrovertibile (checché qualche utente sostenga audacemente il contrario), che tra le convenzioni ad hoc rientrano anche le convenzioni in diritto di proprietà - anzi, aggiungerei che vi rientrano per antonomasia! -, cioè quelle convenzioni che sostituiscono quelle in diritto di superficie ex legge 865/71, e che si stipulano con il comune all'atto della trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà.
Queste convenzioni in diritto di proprietà, che sostituiscono quelle in diritto di superficie e che a rigore avrebbero tutti i diritti di far parte di quelle "convenzioni ad hoc" di cui parla la sentenza, sono tuttora presenti sul sito del comune, sono pubblicizzate sul sito di risorse per roma, e, per l'appunto, si rifanno allo schema previsto all'art.8 della legge 10/77.
E ancora, tali convenzioni sono previste dalla delibera 54/2003 del comune e dalla legge 448/98.
Nessun ente o istituzione ha ancora abrogato questo sistema di disposizioni.
Tuttavia, il comune pensa bene di trasformare la "convenzione ad hoc" (introducendo un'evidente forzatura, se frutto di confusione o di malafede, decidetelo voi...), in una "convenzione di affrancazione", generando il caos attuale (o, se volete, un'interessante quanto ingenua opportunità di far cassa).
Perché, se la "convenzione ad hoc" è una "convenzione di affrancazione", ne deriva che:
- -la sentenza stabilisce che tutti devono affrancare.
- la convenzione di trasformazione, anche se avallata dalle disposizioni di legge, diventa uno strumento surreale e, al momento, non corrispondente alle disposizioni di legge e inapplicabile, per acquisire la proprietà del terreno mantenendo però intatto il vincolo di prezzo imposto e tutti gli altri vincoli pattuiti.
- la convenzione di trasformazione attuale, anche se tuttora avallata dalle disposizioni di legge, deve essere sostituita con qualche altro strumento perché, così com'è, entra in contraddizione con l'interpretazione che il comune dà della sentenza.
- l'affrancazione rimuove il vincolo di prezzo imposto, però va affiancata comunque dalla trasformazione, perché chi si comprerebbe un immobile affrancato ma che mantiene comunque il diritto di superficie?
In ogni caso, anche volendo tralasciare le importanti questioni degli oneri di urbanizzazione e delle stime a c***o dei valori venali, questa interpretazione ci porta (casualmente eh!) a versare, potenzialmente, una montagna di soldi nelle casse del comune.
Quindi, appare chiaro come dal vizio originario di interpretazione derivi una problematica irrisolvibile, quella che il mio avvocato ha definito un modo per "chiedere di pagare la proprietà due volte", quello che l'Associazione Area 167 definisce un abuso ed una pratica contra legem, ossia la richiesta dell'affrancazione oltre (e insieme, direi io) alla trasformazione.
Appare altresì chiaro che l'interpretazione che il comune dà della sentenza, oltre ad aprire scenari illeciti quali la sospensione abusiva della pratiche di trasformazione, conduce alla necessaria revisione di schemi di convenzione mai abrogati, qualcosa che sembra evidentemente una mostruosità imperdonabile a fronte di una normativa lacunosa e problematica, tuttavia esistente e ben consolidata.
Allora, non sarebbe meglio costringere il comune a rinsavire, rivedendo la sua sciocca interpretazione?