controlli obbligatori, che invece oggi non esistono, perchè basta scrivere sulla proposta: il venditore dichiara che l'immobile oggetto di compravendita è esente da vizi, anche occulti, pregiudizievoli, controversie, e pienamente rispondente alla normativa edilizia e urbanistica vincente, et voilà, ecco pappate 10.000 euro.
Quella frase la troverai in tutti i compromessi.
Quello che manca è l'elenco didascalico senza omissioni di ciò che riguarda l'immobile.
Immagina di avere un elenco di domande-punti (per esempio una cinquantina-sessantina) frutto della tua esperienza e quella dei tecnici che ti supportano.
Immagina di dividere tali domande tra:
Stato di fatto, garanzie, situazione condominiale, situazione catastale ed urbanistica, clausole e dichiarazioni etc..
Prendi tutte le risposte date dal proprietario, amministratore o geometra, rilevanti o meno ed inseriscile nel compromesso.
Questi sarebbero i famosi controlli che non risultano in nessun compromesso perché fanno parte della famosa zona grigia del don't-ask-don't-tell (non chiedere non dire)
Un esempio:
Appartamento da vendere, il venditore è in pari con i conti del condominio, nessun lavoro straordinario deliberato, nessuno straordinario da finire di pagare. Tutto ok.
Peccato che il condominio fosse moroso verso l'Hera per 4.000€, avesse crediti per 68.000€ da quattro condomini, ci fossero tre decreti ingiuntivi, e ci fossero spese annue pro capite di 600€ per i legali del condominio.
L'agente immobiliare dovrebbe fare le domande giuste, riportarle all'acquirente, attendere la sua decisione in merito e quindi riportarle sul contratto come situazione considerata in fase d'acquisto.
Don't-ask-don't-tell e soprattutto don't write
(Non chiedere, così non dici e soprattutto non scrivi)
Senza queste sessanta risposte scritte io Tobia versione acquirente non compro.
Poi magari incappo in qualche altro problema ma almeno ho ridotto drasticamente i rischi.