Agenti, in fila per tre col resto di due...
L'editoriale di Guglielmo Pelliccioli - 11/11/2013, 12:11 | Italia |
FIAIP,
FIMAA,
Anama -Associazione Nazionale Agenti e Mediatori d'Affari
Io non ce l’ho con gli agenti immobiliari. Ma con i loro capi sì! Le federazioni che rappresentano decine di migliaia di agenti immobiliari, Fiaip e Fimaa e l’altro oggetto misterioso che si chiama Anama, sono istituzioni abnormi per dimensione e per costi di struttura ma, soprattutto, sono soggetti incapaci di proporsi come promotori di attività economica per i loro associati. In un mercato immobiliare che ha visto, in pochissimi anni, ridursi della metà le compravendite immobiliari e quindi i fatturati della categoria, sarebbe logico aspettarsi ben altro slancio propulsivo da parte delle suddette federazioni. Ho numerosi contatti con amici agenti immobiliari per parlare con cognizione di causa e avvertire la drammatica precarietà della loro condizione. Dopo aver lasciato a casa dipendenti e collaboratori, aver ristrutturato i debiti con le banche, in qualche caso aver venduto anche i gioielli di famiglia, che cosa rimane loro? Mi piacerebbe pensare almeno la solidarietà e il supporto delle loro associazioni di categoria. Balle. Sono soli e da soli se la devono sfangare. Già il fatto che esistano due, anzi tre, organismi di rappresentanza la dice lunga su questa speciosa fame di cadreghe e di visibilità (disinteressata?) che agita le ambizioni di distinti signori che dovrebbero muoversi uniti per dare una sola autorevole voce a una moltitudine di associati che non ce la fa più neppure a pagare le quote di iscrizione.
Dicevo che non ce l’ho con gli agenti immobiliari, al punto che sono convinto che essi avrebbero diritto a lavorare di più e meglio, per esempio, intermediando di più. Perchè solo il 40-50 per cento delle compravendite passa dalle agenzie quando negli altri paesi si sfiora il 90-100 per cento? Sono anni che pongo queste domande ai vertici delle associazioni, ma ricevo sempre risposte interlocutorie del tipo "Non è vero che intermediamo solo il 50%" (e allora ditemi, dati alla mano, quanto fate) oppure "Perché il cliente italiano è diffidente" oppure "Perché ci sono tanti abusivi" ecc. ecc.
Ma per la categoria degli agenti immobiliari è fondamentale superare questo muro di ostracismo. Se non riesce ad abbattere questa barriera, chi li deve aiutare? Il Governo o qualcuno a cui pagano ogni anno una significativa quota associativa? Come vengono spesi i loro soldi di iscrizione? Quanto costa la struttura di Fiap? E quella di Fimaa? Tra affitti, dipendenti, rimborsi spese, costi di promozione, quanto se ne va delle quota versate? Se guardo l’organigramma di Fiaip (ma penso che quello di Fimaa sia analogo) mi spavento. C’è il Consiglio nazionale, il Comitato Esecutivo, la Giunta nazionale, il Consiglio regionale, il Consiglio provinciale, l’Ufficio di presidenza, l’Ufficio Stampa, l’Ufficio Studi. Al vertice c’è il Presidente Nazionale che è coadiuvato dal Vice Presidente Nazionale Vicario, da 6 Vicepresidenti nazionali, dal Tesoriere Nazionale, dal Segretario nazionale. Ovviamente una parte della struttura viene replicata a livello regionale e provinciale. Possibile che tutto avvenga a costo zero per puro spirito di volontariato degli associati? Perchè le associazioni non rendono pubblico e visibile sui propri siti il bilancio economico della propria attività? Possiamo richiederlo e pubblicarlo per esteso?
Oltre a questa dispersione di denaro che, se venisse quanto meno concentrato in un’unica associazione, potrebbe essere valorizzato in attività più sinergiche e comuni, ci rimane il fortissimo dubbio che non si faccia niente ai vertici per cercare di garantire più lavoro ai propri associati in un momento "disperato" come questo. Il vero problema della categoria è intercettare la domanda di chi vende e compra casa e passare in fretta da quel misero 50% al 70-80-90%. Quante azioni si potrebbero fare se ci fosse una spiccata e univoca volontà di comunicare, incontrare la gente, far sapere, divulgare la professionalità dell’agente? Già mi pare di sentire obiettare: " ma i soldi per fare queste promozioni non ci sono". Perché? Dove sono andati a finire?
E poi perché non esiste in nessuna federazione, o associazione che dir si voglia, un direttore generale? Uno che si faccia carico di questi problemi come dirigente preposto per andare a parlare con le banche, con le società immobiliari, con l’Agenzia del Demanio. Perché ci deve andare (se mai ci va) un agente immobiliare, sia pure presidente nazionale? Non si sfiora un evidente conflitto di interessi?
Le banche sono piene di immobili in contenzioso, possibile che la triplice non sia in grado di intercettare questo bisogno di dismissione e trovare un accordo di collaborazione vero ed esteso su tutto il territorio nazionale? Forse ci hanno provato, ma il risultato è che le banche tra poco lanceranno autonomamente un circuito di vendita degli immobili attraverso i propri sportelli bancari da cui gli agenti saranno tagliati fuori.
Le grandi
proprety companies hanno problemi di dismettere una certa parte del loro patrimonio, ma se ne guardano bene dallo stringere accordi con le federazioni degli agenti; preferiscono sceglierseli da soli, bypassando chi invece dovrebbe darsi da fare per cercare collaborazioni di sistema.
Lo Stato e l'Agenzia del Demanio hanno ampi programmi di dismissione degli immobili pubblici, di riqualificazione e valorizzazione. E le federazioni degli agenti dove sono? Possibile che non abbiamo uno straccio di idea da offrire, loro che sono al centro del mercato e in piena facoltà di conoscere i bisogni dei singoli territori?
Va bene battersi per chiedere la riduzione della fiscalità sulla casa e tante altre cose, ma possibile che le suddette federazioni non trovino necessario mettere nei loro programmi anche un processo nuovo di interlocuzione e scambio professionale con lo Stato e i grandi player del mercato?
Si parla di far acquisire all’agente un ruolo professionale più alto e specifico, ma le associazioni di categoria si sono date una struttura professionale? A me pare proprio di no, finché vedo questo giro di presidenti, consiglieri e notabili vari che firmano comunicati, vanno in televisione, rilasciano interviste, fanno convegni. Ma quando lavorano? Come campano? Perché non delegano a funzionari preparati appositamente che vengono scelti per la loro competenza e conoscenza?
Io vorrei che la crisi finisse domani per tutti e in particolare per questa categoria di operatori dell’intermediazione, ma nessuno ha il coraggio di dire loro che durerà ancora anni e che il tempo dei sacrifici, purtroppo, non è ancora finito. Anzi, il peggio deve ancora venire...