Forse parlo arabo
Era una anlisi generale di un principio ch enon è molto chiaro, avuta confrontandosi con legali, sentenze,e libri.
Anch eLuciano, che non è di primo pelo e si occupa di queste tematiche da tempo, ha sollevato il dubbio e quindi mi sono interessato, ritenendo alalrmante non conoscere in modo serio questa materia... quindi cerchiamo di arrivare a una consapevolezza maggiore insieme, laciamo da parte i casi singoli, per adesso e concentriamoci sui principii base.
Il principio che ho spiegato qui è la disanima della dinamica della "pluralità di mediatori" e di come nasce il diritto all provvigione.
(naturalmente passibile di ampie correzioni
)
La malafede non c'entra un bel nulla.
Il primo principio della mediazione riguardo al diritto alla provvigione, se non sbaglio, è che il mediatore ha diritto alla provvigione per gli affari conclusi grazie al suo intervento, il famoso "nesso causale".
A prescindere da qualsiasi situazione, che va analizzata a se, se un mediatore PROVA che il suo intervento è il nesso causale che ha portato o contribuito in maniera determinante alla conclusione dell'affare, ha diritto alla provvigion o a una quota di essa.
Il resto non c'entra nulla, anche se in una fattispecie può avere comunque un peso determinante nel creare la sentenza e la sua applicazione.
Cosa succede poi?
Succede che se i clienti avessero pagato un altro mediatore non li libera dall'onere che hanno nei confronti del mediatore che abbia provato anche lui di aver diritto, e gli devono versare il dovuto ANCHE se questi avesse diritto a una quota del monte provvigionale, o all'intero, SENZA poter pretendere dal primo mediatore che hanno pagato alcunchè.
Da qui il consiglio di non fare minestroni, se possibile, e da qui nasce la favoletta della "provvigione doppia" che non è un principio automatico, ma una possibile conseguenza.
Resta salvo il principio base : SI DEVE PROVARE DI AVER DIRITTO ALLA PROVVIGIONE O A UNA SUA QUOTA.