Non è che stiamo arrivando a dire.
Se, in concreto, hai un contratto in cui la penale è uguale alla provvigione, il giudice si fa due risate e non prendi né la penale né la provvigione.

Ma quello è chiaro. La cosa grave è che andando in giudizio si rischia sempre di ridurre tutto anche una penale dei 2/3 o una provvigione del 3%.
 
Rispettabile opinione che non condivido perchè manca un elemento essenziale ossia il rispetto di un rapporto contrattuale. A meno che uno lavori a cottimo, ma non è il nostro caso.
Oltretutto potrebbe anche succedere di lavorare tanto e non guadagnare niente (immobile non venduto): in quel caso, però, ci si appella sempre al contratto...
Non è un'opinione. E' la prassi giurisprudenziale dal 2010 in poi. Prima l'agente immobiliare godeva di una sorta di immunità. Compilando un modulo e inserendo una penale, era in grado di guadagnare 15.000 euro semplicemente con un pezzo di carta, se il cliente si tirava indietro per le sue ragioni. Oggi non è più così. Nei tribunali ci si è resi conto che non è giusto, specialmente, come dicevo, se la penale non si ricollega ad un lavoro effettivamente svolto. E' verissimo che esiste il rischio imprenditoriale, per cui se ti affidi ad un agente imprenditore, può andarti bene o male a seconda della situazione e devi accettare i rischi di una penale. E' anche vero, però, che esiste una normativa sui consumatori pacificamente applicabile alla mediazione, per cui l'agente è un professionista che deve garantire l'inserimento di clausole non vessatorie, o perché radicalmente nulle, o perché lo possono diventare se non trattate specificamente. Devi considerare che la normativa sui consumatori è da sempre di origine europea e vincola l'Italia. Ci si è resi conto che l'agenzia immobiliare non può pretendere un mancato guadagno alla luce di una attività che non ha nemmeno svolto, quantomeno esso deve essere commisurato al periodo e all'impegno profusi, che a loro volta sono sintomo della chance che avrebbe l'agente di vendere quell'appartamento. Esistono, per esempio, immobili invendibili anche dopo 1 anno, per cui mi chiedo se sempre questo mancato guadagno è reale.
Stiamo arrivando a dire che ho un contratto firmato tra un professionista è un privato con una clausola evidentemente legittima può comunque essere messo in discussione da un giudice non si sa bene a quale titolo.

E questa è una delle cose più normali che sento quotidianamente facendo questo lavoro.



Cosa significa lavorare tanto?

Se io lavoro tanto e guadagno poco, posso fare causa al cliente e aspettarmi che il giudice mi assicuri il compenso che ritengo adeguato?
Compilare un modulo e incassare 15.000 euro significa lavorare poco e guadagnare tanto, senza alcuna responsabilità. Fare 5 incontri o 5 mesi di appuntamenti e guadagnare magari una percentuale della provvigione già è più ragionevole.
 
Compilare un modulo e incassare 15.000 euro significa lavorare poco e guadagnare tanto,
Peccato però che il lavoro inizi prima, con la formazione, con il “farsi un nome”, con la promozione, con la ricerca, con appuntamenti e colloqui con il proprietario, con le fotografie/video, con il tempo necessario per inserire l’annuncio, con la lettura dei documenti dell’immobile, con la valutazione dell’immobile, ecc ecc ecc . Tutte queste cose si fanno PRIMA di aprire una porta e tutto questo fa parte del lavoro. E ribadisco, non parliamo di rimborso spese ma anche di mancato guadagno. Per noi.
 
Peccato però che il lavoro inizi prima, con la formazione, con il “farsi un nome”, con la promozione, con la ricerca, con appuntamenti e colloqui con il proprietario, con le fotografie/video, con il tempo necessario per inserire l’annuncio, con la lettura dei documenti dell’immobile, con la valutazione dell’immobile, ecc ecc ecc . Tutte queste cose si fanno PRIMA di aprire una porta e tutto questo fa parte del lavoro. E ribadisco, non parliamo di rimborso spese ma anche di mancato guadagno. Per noi.
Attenzione, però, io faccio l'esempio di chi si tira indietro prima ancora che l'agente abbia fatto queste cose. Inoltre, anche se le avesse già fatte, affronta anche lui il rischio di impresa, essendo di fatto un imprenditore. L'affare potrebbe non andare in porto. Devo dire, poi, che non mi convince il fatto che tu colleghi la provvigione alla struttura e alle spese e al marketing, piuttosto che al singolo affare di cui stiamo parlando. La mediazione atipica è un contratto sinallagmatico, sicché la provvigione si giustifica in base al lavoro svolto, essendo equiparata ad un vero e proprio mandato.
 
La mediazione atipica è un contratto sinallagmatico, sicché la provvigione si giustifica in base al lavoro svolto, essendo equiparata ad un vero e proprio mandato.
Ma qui stiamo parlando di penale a carico del venditore , contrattualmente stabilita a fronte di alcuni specifici comportamenti.

Quindi il riferimento alla mediazione atipica ( che può mettere in dubbio l’obbligo di pagare la provvigione da parte dell’acquirente, in certi casi) non rileva, mi pare.
 
Non è un'opinione. E' la prassi giurisprudenziale dal 2010 in poi. Prima l'agente immobiliare godeva di una sorta di immunità. Compilando un modulo e inserendo una penale, era in grado di guadagnare 15.000 euro semplicemente con un pezzo di carta, se il cliente si tirava indietro per le sue ragioni. Oggi non è più così. Nei tribunali ci si è resi conto che non è giusto, specialmente, come dicevo, se la penale non si ricollega ad un lavoro effettivamente svolto. E' verissimo che esiste il rischio imprenditoriale, per cui se ti affidi ad un agente imprenditore, può andarti bene o male a seconda della situazione e devi accettare i rischi di una penale. E' anche vero, però, che esiste una normativa sui consumatori pacificamente applicabile alla mediazione, per cui l'agente è un professionista che deve garantire l'inserimento di clausole non vessatorie, o perché radicalmente nulle, o perché lo possono diventare se non trattate specificamente. Devi considerare che la normativa sui consumatori è da sempre di origine europea e vincola l'Italia. Ci si è resi conto che l'agenzia immobiliare non può pretendere un mancato guadagno alla luce di una attività che non ha nemmeno svolto, quantomeno esso deve essere commisurato al periodo e all'impegno profusi, che a loro volta sono sintomo della chance che avrebbe l'agente di vendere quell'appartamento. Esistono, per esempio, immobili invendibili anche dopo 1 anno, per cui mi chiedo se sempre questo mancato guadagno è reale.

Compilare un modulo e incassare 15.000 euro significa lavorare poco e guadagnare tanto, senza alcuna responsabilità. Fare 5 incontri o 5 mesi di appuntamenti e guadagnare magari una percentuale della provvigione già è più ragionevole.

Secondo te.

Fare un post su un qualsiasi social e guadagnare 100k è illegittimo quindi?
 
Osservo con dispiacere che il clima di scarsa cordialità persiste, arrivando persino all’utilizzo di espressioni forti, seppur in senso figurato, che risultano comunque inadeguate a un confronto civile e professionale (si arriva addirittura a dire di far sputare sangue).

Desidero ringraziare tutti coloro che hanno condiviso consigli su come gestire la situazione nel rispetto reciproco.

Tuttavia, ritengo opportuno sottolineare che una trattativa commerciale per la risoluzione contrattuale è un processo legittimo e trasparente, privo di qualsiasi connotazione illecita o scorretta.

Nel mio caso specifico, il contratto sottoscritto prevede che io debba corrispondere:
  • una provvigione qualora l’agenzia trovi un’offerta di 500.000 €;
  • una penale pari a 2/3 della provvigione in caso di recesso anticipato.
Ora che ho individuato autonomamente un acquirente, mi chiedo come procedere nel rispetto delle clausole contrattuali.
Considerando che io desidero contenere i costi, mentre l’agenzia punta a massimizzare il proprio compenso, analizziamo le possibili opzioni:
  1. L’agenzia non trova un acquirente a 500.000 €, e non percepisce alcuna provvigione.
  2. L’agenzia individua un acquirente disposto a offrire 500.000 €, ottenendo così la provvigione piena.
  3. Io decido di rescindere il contratto, versando la penale prevista.
A fronte di questi scenari, entrambe le parti hanno un margine di rischio. Per questo motivo, è del tutto lecito valutare una soluzione intermedia, attraverso una trattativa commerciale per la risoluzione del contratto.

Durante tale trattativa, il mio obiettivo sarà negoziare la penale affinché risulti il più vantaggiosa possibile per me, mentre l’agenzia avrà facoltà di accettare o meno un compromesso. Se troviamo un accordo soddisfacente per entrambe le parti, procederemo con la risoluzione del contratto in modo consensuale; in caso contrario, rimarranno valide le opzioni contrattuali previste.

Alla luce di ciò, mi domando: in quale punto di questo processo si ravviserebbe un comportamento irrispettoso o disonesto?

Infine, desidero invitare tutti i partecipanti a mantenere un confronto professionale e costruttivo, prendendo esempio dall’atteggiamento di Michela_, che riesce a esprimere il proprio dissenso con toni equilibrati e rispettosi. Il disaccordo è naturale, ma può e deve essere affrontato con civiltà.
Se il quesito lo poni ad un forum di agenti immobiliari è normale che ti trattino cosi. Dovresti chiedere consiglio ad un avvocato.
 

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