Agenti immobiliari, elenco camerale o nuovo standard professionale europeo
di Giuliano Olivati - presidente Fiaip Bergamo | Bergamo | Fiaip
Un vento nuovo spira dall’Europa e fa volare le carte polverose del ministero, scompagina le mille discussioni sulla cancellazione del ruolo mediatori e porta oltre le battaglie di retroguardia: il vento della nuova norma di standardizzazione europea sui servizi degli agenti immobiliari.
Una voglia di novità, di freschezza, l’ansia di uscire dalle sabbie mobili di un ruolo negato, per riaffermare la natura professionale dell’agente immobiliare agganciandosi ai nuovi standard europei. Qualcosa che non ti aspetti, ma emerge a chiare lettere dall’incontro – dibattito organizzato da Fiaip Lombardia, il collegio regionale della Federazione italiana agenti immobiliari professionali, al Grand Hotel Villa Torretta di Sesto S. Giovanni, alle porte di Milano. “Dopo l’abolizione del Ruolo, decidiamo insieme il futuro della nostra professione” era il titolo dell’incontro, non un convegno cattedratico ma un libero forum di discussione tra gli agenti immobiliari, una riflessione collettiva sulle prospettive della categoria dopo il recepimento italiano della Direttiva servizi europea. Uno spaccato degli agenti immobiliari italiani, stretti tra la paura e l’orgoglio. Paura di perdere la Legge 39/89, dopo una serie di picconate che parte dalle lenzuolate di Bersani, passa per il tentativo della vecchia maggioranza di centro-sinistra di trasformarci in mandatari unilaterali, e approda alla strana posizione dell’attuale governo, che riprende il progetto bersaniano a suo tempo avversato dal centro-destra all’opposizione. Alla paura che alla fine arrivi la picconata definitiva, quella della deregulation totale del settore, si contrappone l’orgoglio di una categor ia e di un sindacato, la Fiaip, nato per affermare la natura professionale dell’agente immobiliare. Una voglia di essere professionisti che ha animato la platea dell’incontro milanese, e potrebbe portare molto lontano.
Duecento titolari di agenzia, iscritti e non iscritti alla federazione, che chiudono i loro uffici un martedì pomeriggio lavorativo e si riuniscono a discutere e confrontarsi in una libera assemblea, lontana dai rituali politichesi e autoreferenziali. Oltre alla Lombardia erano rappresentati Lazio, Friuli, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto. C’era attesa per l’evento, forse il primo incontro - dibattito concepito come una vera "assemblea di categoria", dove molti hanno preso la parola e dialogato nella massima libertà e orizzontalità.
Il primo elemento che emerge, un po’ a sorpresa, è che – superato lo shock iniziale - per la fine del Ruolo camerale nessuno si straccia le vest i, anche se Fiaip l’ha difeso fino all’ultimo, riuscendo a sostituirlo in extremis con una sezione speciale del REA, il Repertorio economico amministrativo delle Camere di commercio. Il Ruolo non è un feticcio, ciò che importa a tutti è il mantenimento dei requisiti minimi professionali, scuola media superiore, corso ed esame camerale. “La nostra federazione – introduce Franco Arosio, past president – si è battuta al meglio delle sue forze. Ora però spetta a noi decidere il futuro della nostra professione. Non possiamo costringere i clienti a servirsi delle agenzie immobiliari, ma dobbiamo dare loro la certezza della nostra professionalità. Il problema – chiarisce Arosio – non è il dilemma tra il Ruolo e il REA, ma il rischio di una sprofessionalizzazione della nostra categoria”.
I dirigenti delle Camere di commercio presenti, Giovanbattista Franco di Monza e Brianza e Alf redo Orlandi di Cremona tranquillizzano la platea, “rispetto a come si era messa all’inizio l’azione legislativa vi è andata bene, o meglio avete lavorato bene, riportando nell’alveo di una semplificazione burocratica quella che era partita come una deregolamentazione”. Ma la sala è già oltre, la perdita dell’elenco professionale brucia ma tutti capiscono che indietro non si tornerà, che bisogna inventarsi nuove strade per una rifondazione della professionalità della categoria. Siamo ancora ausiliari del commercio, si chiede qualcuno, e cosa ha fatto il Ruolo camerale contro l’abusivismo e come organo disciplinare della categoria? Come vincere la sfida della “doppia fatica” di cui parla Francesco Galati, presidente Fiaip Lombardia, lo sforzo quotidiano di una professione alla quale la clientela non deve obbligatoriamente rivolgersi, a differenza di avvocati, architetti e notai?
Ment re si esortano le federazioni a vigilare sui decreti attuativi, per garantire un travaso fluido e senza sorprese dal Ruolo alla nuova sezione agenti immobiliari del REA, mentre si bada a non perdere la posizione e l’unica tutela che oggi ha la categoria, quella delle Camere di commercio, si guarda avanti, alle nuove prospettive di riconoscimento professionale. Il mancato riconoscimento della professionalità è quello che più pesa ed emerge nel dialogo della platea, l’essere percepiti come un maggior costo e non come un valore aggiunto. Fabio Vitali, consigliere nazionale Fiaip di Lodi, lancia le sue provocazioni, “il cliente a volte ce lo dice esplicitamente, meglio il bravo abusivo dell’agente immobiliare incapace: sta a noi fargli cambiare idea con la nostra professionalità, ragioniamo sul riconoscimento professionale delle associazioni di categoria, e sulla loro funzione virtuosa di regolazione del mercato”.
Ed ecco che fa la sua comparsa il convitato di pietra, la cui presenza aleggiava sulla sala fin dall’inizio: il consumatore. Tutti rimarcano l’importanza di un confronto e un’alleanza con le associazioni dei consumatori, e non a caso Fiaip ha firmato un protocollo d’intesa per la creazione di un ente bilaterale con Adiconsum. Il riconoscimento della professionalità dell’agente immobiliare passa da questa alleanza e da questo pungolo, per uscire dall’autoreferenzialità corporativa in cui rischiano di cadere tutte le categorie professionali. “La nostra legge professionale - incalza Arosio – vista come una delle migliori d’Europa, è ancora valida, è adeguata alla tutela del consumatore?”.
A questa domanda cerca di rispondere la discussione conclusiva introdotta dalla relazione dello scrivente, dedicata alla Norma europea EN 15733 “Servizi degli agenti immobiliari”: la standardizzazione europea della professione di agente immobiliare è l’ennesima imposizione dall’alto o un’opportunità storica? Il tema è stato aperto da un’affermazione forte fatta in sala da Tino Taverna, coordinatore Fimaa Lombardia: “quello che sta succedendo in Italia non c’entra niente con la Bolkestein, è stata presa a pretesto da chi opera come legislatore senza sapere di cosa sta parlando”. Per risolvere l’interessato equivoco portato avanti dai fautori della deregolamentazione, “l’Europa lo vuole”, vediamo cosa dice il nuovo standard europeo (dicembre 2009) emanato dal CEN, il Comitato europeo di normazione, in un tavolo di lavoro congiunto con la CEI, la Confederazione europea dell’immobiliare di cui fa parte anche Fiaip. Lo standard europeo EN 15733 “servizi degli agenti immobiliari” verrà recepito dai Paesi europei con evidenziazione dei punti di contrasto con le normative nazionali, in effetti molto divaricate tra sistemi giuridici di diritto romano e di common law anglosassone.
Sopresa: non è affatto vero che l’Europa vuole la deregolamentazione, ci chiede anzi di alzare l’asticella della professionalità. E’ proprio la Bolkestein a richiedere esplicitamente alle associazioni degli agenti immobiliari europei l’elaborazione di “codici di condotta a livello comunitario”, e il CEN recepisce l’appello del legislatore europeo, muovendosi in questo solco normativo. Lo standard chiede una laurea universitaria specifica (indicandone il piano di studi), aggiornamenti continui e non crediti formativi fini a se stessi, una carta dei servizi e un dettagliato codice di comportamento verso i consumatori. In una parola, è la carta d’identità dell’agente immobiliare europeo, che ne codifica le procedure professionali, dando loro evidenza pub blica. E sappiamo come nell’ordinamento giuridico italiano il percorso universitario ad hoc sia il requisito base delle professioni ordinistiche, e apra quindi agli agenti immobiliari le porte del riconoscimento professionale in senso tecnico – giuridico. Lo standard EN 15733 si applica sia all’agente – mandatario che al mediatore, e ci obbliga, beffardamente, a fornire al cliente il “numero di iscrizione dell’agente immobiliare”: e poi era l’Europa a volere l’abolizione del ruolo? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò. Sarà bene che Fiaip si attivi affinché il legislatore italico si interessi della norma di standardizzazione UE e la prenda a modello della nuova legge professionale chiesta dagli agenti immobiliari, prima che l’EN 15733 diventi legge quadro europea, come già successo a molti standard EN. A quel punto avremmo tre anni per recepirla nell’ordinamento italiano, come già s appiamo dalla vicenda Bolkestein. L’Europa ancora una volta ci salverà dagli italiani?