nella maggior parte degli immobili che ho visitato , la frase degli agenti (tutti tuoi colleghi)è stata : il proprietario deve fornirceli .perché poi alla fine l'importante è fare accettare la proposta al venditore e maturare la provvigione. Grazie
@CheCasa!
Probabilmente sarebbe meglio ricevere prima la documentazione e poi mettere in vendita l'immobile. Credo che un immobile che abbia tutti i documenti pronti possa nascondere meno insidie. Che poi li sappia leggere o meno sono problemi miei
La prassi che esponi fa' a pugni con le regole cardine della compravendita.
Mettere in vendta non vuol dire venduto.
Quindi inutile mettere le mani sulle questioni prima del tempo.
Atteso che l'immobile, potrebbe pure essere ritirato dal mercato, se non si trova un'acquirente gradito.
Il proprietario dispone del bene e lo detiene come gli pare e piace.
Senza, che il potenziale acquirente o i cosidetti collezionisti di piantine, debbano piu' di tanto stare a sindacare.
Oltre cio' l'immobile, potrebbe pure essere trasferito, nello stato in cui si trova.
Diversamente, non si potrebbero vendere i ruderi, le case da riattare, i fabbricati dismessi, che di certicati e di conformita' non ne vedono neanche col binocolo e che possono rimanere li' per anni declassificati, per meri motivi fiscali.
Attivando le procedure, garantendole, solo nel momento in cui occorre.
Ovvero quando si raggiunge una fusione economica di un accordo.
Come nel caso della vendita di terreni edificabili.
Questi solo alcuni esempi che possono spiegare la logica della compravendita.
Ce ne sarebbero centinaia.
La verita', e' che i clienti come te che sollevano di queste obiezioni, conducono le loro trattative, col terrore di perdere la caparra.
Convinti che un venditore, sia li' a non attendere altro, che scappare col vostro piccolo acconto.
Per giunta subordinato nei sui effetti a doppie o triple sospensive.
Ignorando, che l'incasso di una piccola particella, vincola e obbliga il venditore, a concedere l'intero.