Siamo completamente d'accordo. Ma il mio è un concetto più... perverso.
Faccio dei distinguo:
-la stima dell'agente, secondo lui quanto si può vendere.
-L'incontro naturale tra domanda e offerta che segue dinamiche non sempre prevedibili e scontate.
- la gestione del proprio portafoglio.
Puoi:
-lavorare solo sugli immobili che ritieni siano a prezzo. ma spesso quelli che dichiarano tal pratica in effetti alla luce dei fatti lavora su ciò che LORO pensano sia a prezzo, con i conseguenti limiti e conseguenze.
- lavorare su tutto, puntando solo su ciò che pensi sia a prezzo senza togliere la possibilità al mercato di esprimersi, attraverso la trattativa, ciò non ti impedisce certo di lavorare con preferenza su ciò che ritieni vendibile (anche in termini di promozione e pubblicità), a seconda della richiesta che lavori. Questa è la base per chi lavora in collaborazione, che spesso deve lavorare su immobili ritenuti "a prezzo" da altri colleghi
Ciò non inficia affatto il mercato (che come abbiamo convenuto ha comunque distorsioni) e amplifica ai massimi livelli il concetto di "mediatore", senza alcun vincolo prestazionale se non nei riguardi del mercato, appunto: concluderà un affare tramite ciò che è meglio e più compatibile con la richiesta o con la domanda. Così facendo non avrai problemi a far vedere cosa sia a prezzo e cosa no e soprattutto, perchè, oltre a poterti ampiamente fregare se il proprietario è uno che vuol vincere alla lotteria, il problema è tutto suo, e tu potrai dimostrargli il perchè, dati concreti alla mano. Se ti risponde "io non ho fretta" tu gli rispondi "non si preoccupi, faccia con calma, il bene è suo, non ho fretta nemmeno io, ho molti altri clienti".
Questo è un mediatore.
Se ti limiti, limiti la tua indipendenza.