L'idea è sempice, si emtte sul piatto solo la buona fede pre-contrattule, non si sottoscrive alcun obbligo, se non quello di riconoscersi a vicenda che in caso si receda dalla trattativa senza giusta causa (dimostrabile oggettivamente, come difformità insanabile, trasferimenti in altrà città, ecc) si riconosce all'altro (e all'agente) una penale, definita, senza alcun altro danno.
I termini indicheranno solo il termine nel quale questa trattativa deve ragionevolmente sfociare in altre cose o spegnersi, facendo scattare la penale a carico di chi non avesse posto in essere tutte le azioni per trattare e giungere alla definizione e cristallizzazione.
Chiaro che la proposta così fomrulata è una VERA proposta, che si trasforma in nient'altro ch euna proposta accettata, dove tra l'altro è ben specificato ch enon produce effetti obbligatori sui beni oggetto della stessa e che quindi non determina la chiusura dell'affare (quindi no provvigione) fermo restando la penale a carico di chi non si comporta con buona fede o recede per giusta causa.
Qualcuno dice "ma cosa è giusta causa?", ma se si va a vedere ogni scrittura io vi trovo un punto debole dovunque, semmai, bisgona analizzare le eventuali conseguenze di tali punti deboli... sono quelle ch evanno limitate e proporzionate con attenzione.
Chiaro che in caso le parti congiuntamente recedano la penale che entrambi hanno firmato nei confronti dell'agente (con atto a parte) rimane e quindi pagano (penale, senza IVA).
Semplice e lineare, con difetti certo, ma difetti che confrontati alle "proposte maggiche compromesso nullo" sono sicuramente trascurabili e preferibili.
Dal compromesso, si riscuote provvigione.
Nel frattempo si attivano i controlli (quelli fatti da veri professionisti dei controlli, i tecnici) di parte.
Analizzando i rischi di qualsiasi altra pratica o iter trovo questo tra i più corretti emeno rischiosi, con impegni adeguati al "momento" e con la massima garanzia (controlli) prima di firmare un atto ad effetti obbligatori.